In questo momento che ci coinvolge tutti la penna del premio Nobel per la letteratura José Saramago ci offre un testo attuale, forte e soprattutto pieno di speranza.
Cecità, che nel titolo originale esprime una visione più ampia, “saggio sulla cecità” descrive la storia fissata in un tempo ed un luogo non definiti, di come un’intera popolazione diventa cieca per un’inspiegabile epidemia.
L’attualità del testo si condisce con alcuni elementi che ci fanno riflettere.
Alcuni di questi da riportare ed altri da lasciare al lettore di scoprirli e goderne.
L’epidemia si diffonde in tutta la città e il governo decide di rinchiudere i gruppi di ciechi per evitare il contagio.
La presenza di un personaggio che sembra l’unica a non essere contagiata esprime un elemento forte e deciso che si rivelerà importante.
“Fra i ciechi c’era una donna che dava l’impressione di trovarsi contemporaneamente dappertutto, aiutando a caricare, comportandosi come se guidasse gli uomini, cosa evidentemente impossibile per una cieca, e più di una volta, o per caso o di proposito, si girò verso l’ala dei contagiati”
Nel suo racconto fantastico, Saramago propone una metafora importante di un’umanità che è incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità.
Ne risulta che il tema centrale del romanzo è quello dell’indifferenza, che esplode con il dilagare della cecità, ma che era già presente prima degli avvenimenti in questione.
“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono”
Come in altre opere Saramago, sceglie uno stile in cui i personaggi non hanno il nome proprio ma vengono identificati tramite espressioni impersonali (come la ragazza dagli occhiali scuri, il vecchio con la benda e il ragazzino strabico, e così via).
E se fosse questa l’ottica?
E se il nome che abbiamo è ciò che siamo?
E se soprattutto il nostro vedere fosse un non vedere?
Una lettura che apre gli occhi sia su noi stessi che sul mondo.